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poi si vedrà

Maggio 27, 2018

NELL’ ATTESA DELLA PRIMAVERA CHE VERRA’…

Bello e felice il mondo, certo il viaggio era stato lungo e poi l’ ultima salita con quei tornanti micidiali con controcurva che a prenderli in prima a mezza velocità ti pareva quasi ti dovessi ribaltare, tanto che per non sbagliare avevo messo le cinture alla mia cagnolinona.
Buffa la LILA non voleva salire, l’avevo presa su a forza sgridandola così la smetteva di ignorarmi, mi veniva vicino solo quando aveva fame con quel suo fare allusivo e con il muso, anzi, appena appena con la leggera peluria del muso, sfiorava il ginocchio con “nonsalanse”, proprio come diceva il prof CIUCCI, insegnante di francese alla III, sezione E, via san Nicolò, Trieste, succursale dell’ Oberdan L.S. (liceo scientifico).
Chissà come mai mi veniva in mente proprio LUI, forse ripensavo nel sub-conscio alla sua prima entrata in classe, finito l’ intervallo grosso (delle 11 e un po’, fine della IIIa ora). E noi che stavamo ancora decidendo la scelta del banco. Io come sempre prima fila, a sinistra guardando la cattedra, posto destro per poter tenere la mia gamba, quella destra fuori e libera di muoversi per sgranchire i muscoli. Il mio compagno di banco era un santo, sempre ben tenuto, capelli castano chiaro-scuri, lineamenti con qualche antenato TETESCO, vestito senza sfoggio con l’impeccabile giacca, la cravatta morbida con pois lievissimi e la camicia
… Tutta invidia la mia? No, anzi, imparavo come avrei dovuto essere io (o era “potuto”?) ma era impossibile, troppo preso a sognare battaglie e sassaiola con rapine di uva e albicocche nei vicini campi della lontana periferia di Ravenna.
Ma torniamo a bomba, come al solito attorno alla porta d’ ingresso c’era la divina Serena, e i due suoi più tenaci ammiratori… Uno, il Venier, non aveva ancora abbandonato le sue brache di cuoio con tanto di bretellone (di modo che non ci dimenticassimo che veniva dalla Vienna dei nonni), l’ altro, il Preti, a raccontare come sempre le imprese e le battaglie utili per tornare “sotto” l’ Italia non appena… quando sommessamente e con PASSI quieti apparve il prof di francese, il CIUCCI, con il suo bravo registro stretto contro il petto, gli occhialotti sghembi e quegli occhi che parevano chiedere eternamente scusa…, senza aver il coraggio di urlare permesso o spingere almeno la porta bloccata dal trio…
Ma torniamo alle curve e alla salita e in più era persino arrivato il vento tanto che colpiva sghembo sul viso così che l’ occhio mio, quello sbagliato e più esposto, si stava riempiendo di LACRIME e finalmente mi decisi a tirar su il finestrino, sbirciando però quegli splendidi alberi che svettavano contro il sole con i rami ricchi di GEMME orgogliose di rinnovellata vita, beate loro che possono apparentemente morire e risorgere senza lacrime e clamori …
Eppure c’era qualcosa che non tornava, qualcosa o qualcuno mi strattonava, mi stava tirando la giacca, ma non era più la giacca di prima… era quella del pigiama e l’ abbaio era quello della LILLA che suonava la sveglia e la smettessi di sognare e mi sbrigassi a chiudere la FINESTRA e non era montagna e non era neppure quella di una primavera dalle gemme piene di vita. Era tutta solo un sogno e fuori era solo una banale giornata emiliana (b’ apostrofo) che stentava a cominciare perché prima doveva sparire la solita e implacabile NEBBIA.
E sbrigati, PADRONE, perché intanto vorrei fare colazione e poi uscire fuori per le solite immancabili ragioni. E… bau bau… SBRIGATI!

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